Arciconfraternita Santa Maria di Visitapoveri

Sull’isola d’Ischia quasi tutti i centri abitati sorgono attorno una chiesa. Lo schema è sempre lo stesso: una chiesa, una piazza e le case tutt’attorno. E dove la conformazione territoriale non lo consente, sono le chiese ad avere un ruolo di preminenza rispetto al contesto. A Forio questi aspetti sono molto evidenti: basti pensare alla chiesa di San Vito Martire o, meglio ancora, alla chiesa del Soccorso. In questo caso, tale è il risalto dato all’edificio che attorno non c’è niente, eccetto il mare ai piedi del piccolo promontorio su cui sorge.

Poco distante dal Soccorso, tra la chiesa di San Franceso D’Assisi e l’inizio del Rione dei Pescatori (vicolo che termina sul “Molo Borbonico”, la parte più antica del porto di Forio) si trova l’Arciconfraternita Santa Maria di Visitapoveri. Qui le chiese sono addirittura due per una piazza sola, quella Piazza Municipio dove d’estate hanno luogo spettacoli e manifestazioni culturali. La chiesa di Visitapoveri pur essendo piccola e un po’ defilata viene ugualmente notata dai passanti.

Merito della doppia facciata, l’aspetto che balza immediatamente agli occhi di chi capita nei paraggi. La prima introduce in un atrio in pietra da cui, a sua volta, si accede alla chiesa passando per un portale rettangolare come la facciata che lo sormonta. Ai lati, due piccole finestre e una meridiana, proprio come sulla cupola della più famosa chiesa di San Gaetano. L’interno, invece, colpisce per il senso di maestosità che trasmette. Una sensazione che però è del tutto slegata dalle dimensioni, trattandosi di una piccola chiesa a una navata. Sono i poderosi scranni lignei ai lati e i tondi alle pareti a suggerire un senso di austerità, che diventa quasi mistero osservando l’ovale nei pressi della zona absidale.

Due incappucciati, in preghiera, l’uno di fronte all’altro, con la data 1791. Questo maiolicato, come il restante della chiesa, con tutta probabilità è stato realizzato da un membro della famiglia Chiaiese, maiolicari assai attivi nel XVIII secolo tra Napoli e provincia. I temi agresti – l’uva e il limone su tutti – ritornano anche sul sagrato della Chiesa del Soccorso e conferiscono quel tocco di mediterraneità patrimonio di molte chiese dell’Italia meridionale. Le decorazioni parietali, invece, sono opera di Francesco Starace, anche quest’ultimo, insieme al fratello Cesare, molto attivo sull’isola nel corso del ‘700.

Settecento che fu il secolo in cui visse e operò anche Alfonso Di Spigna, l’autore dei tondi prima citati nonché, per molti anni, anche priore della congrega di Visitapoveri. Di Spigna, pittore assai prolifico, ha lasciato molte opere in giro per le chiese dell’isola d’Ischia. Tele, che indipendentemente dal valore artistico, raccontano la ricerca stilistica del tempo, imperniata sul recupero dei temi classici in opposizione alle sproporzioni del manierismo seicentesco.

Ultime, ma solo per ragioni espositive, le statue della Corsa dell’Angelo. Sono tutte e quattro conservate nella sagrestia della chiesa di Visitapoveri. In realtà sono cinque perché di angeli ce ne sono due. Quello originale è chiuso in una teca a muro e può essere ammirato solo così. Le altre, invece, vengono portate a spalla sul corso di Forio la domenica di Pasqua. Una tradizione che dura da quattrocento anni, proprio come l’età della chiesa che le custodisce, costruita a cavallo tra ‘500 e ‘600.

 

 

 

 

 

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