Uno degli aspetti che rendono unica Forio è la presenza, distribuita su tutto il territorio, di diverse torri di avvistamento. Presenza che, secoli addietro, valse alla località l’aggettivo “turrita”, a rimarcare appunto l’ingegnoso sistema difensivo costruito dagli abitanti per far fronte ai frequenti attacchi saraceni. Non che le torri di avvistamento fossero una prerogativa solo foriana – ce n’erano altre a Lacco Ameno, a Sant’Angelo, al Testaccio e a Cartaromana (queste ultime due ancora visibili) – però a Forio si arrivò addirittura a edificarne quattordici.
La più importante, nonchè la più antica, è il Torrione. Sorge, imponente, nel cuore del centro storico, a metà del vico omonimo e a pochi metri dal mare. L’ubicazione di questa fortezza non lascia dubbi su quale fosse la sua funzione: costituire il primo avamposto difensivo per la popolazione di fronte agli attacchi della pirateria turca. Attacchi violenti, truci, particolarmente intensi in tutta la prima metà del ‘500. Terribile quello del 22 giugno 1544 quando Kair-ed-Din, detto Barbarossa, attaccò simultaneamente tutti i casali dell’isola d’Ischia anche per vendicarsi della famiglia D’Avalos (tenutaria dell’isola), tre anni prima, nel 1541, in testa alla disastrosa spedizione di Algeri voluta da Carlo V.
Come ci ricorda lo storico locale Giuseppe D’Ascia (1822-1889), autore di una poderosa monografia sull’isola d’Ischia, il tributo più alto fu pagato dal casale di Forio. Non solo morti, saccheggi e stupri, ma anche numerose deportazioni con contestuale richiesta di riscatto. Tra le storie tristi di quella vicenda, una delle più toccanti è quella dei fratelli Patalano. Leggiamo D’Ascia:
“Venne la pirateria – Barbarossa fece nel 22 giugno 1544 il suo fatale approdo, anzi la sua tremenda invasione e spopolò il paese – Forio rimase disabitata ed incolta, squallida ed ammiserita. Basta il seguente aneddoto attinto da una cronaca di famiglia per dimostrare la posizione sociale di questa Terra. Erano due fratelli chiamati Giovanpietro e Giovannangelo Patalano agricoltori, i quali in ogni dì si partivano dal castello d’Ischia – ove avevano stanza – e si portavano in Forio; e precisamente a quella campagna ove si dice il Canto alla contrada Spadara, per dissodarla, ed occuparne quell’estensione che avrebbero potuto coltivare, essendo il luogo abbandonato, ed impiegare alla semina del grano. Il più vigilante e solerte si era Giovannangelo, l’altro più tapino ed infermiccio, perciò più tardi intraprendea il suo viaggio, e giungea sul luogo a sole alzato. Un mattino Giovanpietro portandosi al detto luogo, non vi trovò il fratello, il quale di molte ore lo precedeva nel lavoro, uscendo dal castello molto prima dell’alba. Chiamò, non fu risposto. Natogli il sospetto di essere stato predato dai corsari, guardò sullo scoglio delle Cammarate (scogli affioranti davanti la Chiesa del Soccorso -ndr-) vide che una piccola frusta barbaresca avea issata la bandiera bianca, in segno d’invito ai parenti di mandare a riscattare il cattivo, pagando la tariffata somma di 34 soldi! – Cosa incredibile! Il paese era disabitato e meschino, pochi coltivatori e dissodatori di terreno vi dimoravano, fu inutile raggranellare la meschina somma pel riscatto; dovette correre al castello, farsela imprestare, e prometterne la restituzione in grano al tempo della mietitura, per mancanza di numerario, frutto di commerci e di traffici qui estinti. Ritornò trafelato e stanco Giovanpietro col prezzo del riscatto; ma la galeotta avea salpata e Giovannangelo Patalano andò schiavo fra i turchi.”
(Giuseppe D’Ascia, Storia dell’Isola d’Ischia, 1867)
Già nella seconda metà del ‘500 il pericolo saraceno cominciò a scemare, tuttavia terminando del tutto soltanto agli inizi del XIX secolo. Gradualmente, le torri di Forio vennero trasformate in dimore private, compreso il Torrione che, sul finire dell”800, venne concesso in enfiteusi allo scultore, ritrattista e poeta locale Giovanni Maltese (1852 – 1913). Con Maltese comincia la “seconda vita” della più importante torre foriana. Prima atelier dell’artista e poi, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, Museo Civico cittadino, sede permanente delle opere dello scultore (al secondo piano del Torrione) e location per mostre, spettacoli e rassegne le più varie (nella sala circolare al primo piano).
Il Museo Civico del Torrione di Forio rispetta i seguenti orari:
>> Dal 1 aprile al 31 ottobre ore 10.00/12.30 e 19.00/22.45 (martedì/domenica)
>> Dal 1 novembre al 31 marzo ore 09.30/12.30 e 17.00/20.00 (martedì/domenica)
Ingresso 2,00 €uro escluso residenti (isola d’Ischia), scolaresche e under 16.
Sala inferiore sempre ingresso libero.
Sito: www.iltorrioneforio.it
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