Forio ha due basiliche pontificie: una è la chiesa di San Vito Martire, patrono della comunità; l’altra è la chiesa di Santa Maria di Loreto, in pieno centro storico. Entrambe importanti; entrambe bellissime; soprattutto, entrambe rivelatrici della profonda fede che anima la comunità locale. “Per ornati e per grandezza” – parafrasando lo storico locale Giuseppe D’Ascia (1822-1889) – Santa Maria di Loreto è da considerarsi la principale chiesa di Forio. Parere difficilmente smentibile considerando il vicino oratorio (oggi adibito a Museo) che insieme alla basilica costituisce l’omonima Arciconfraternita. Ma procediamo con ordine, facendoci guidare, anche in questo caso, dal racconto del D’Ascia. Scrive lo storico locale:
“Da una iscrizione lapidaria situata sulla porticina che mena al campanile, si rileva che questa Chiesa fu fondata verso il XIV secolo. Alcuni pescatori Anconetani furono gl’iniziatori della Cappella che dedicarono a S. Nicola Tolentino, perché santo loro conterraneo, essendo la città di Tolentino nelle Marche di Ancona. E siccome nelle dette Marche di Ancona si venera la Madonna della S. Casa di Loreto, così con special culto innalzarono un altare alla S. vergine di Loreto ed a S. Nicola Tolentino; istituendo un Oratorio in detta cappella. Nel quadro di S. Nicola si osserva in fondo, il lido, e di pescatori che tirano in secco un gozzo, ed una rete dalla spiaggia della marina di Forio. Gli abitanti di questa terra, incitati al culto della Beata Vergine di Loreto dai racconti e dal fervore di devozione degli Anconetani, concorsero tosto all’opera della devozione e del culto; si associarono ai fondatori, e in processo di tempo risolvettero ampliare il piccolo oratorio, e ridurlo a chiesa, ponendola sotto il titolo di S. Maria di Loreto. Indi con oblazioni ed elemosine l’abbellirono, e con legati pii e donazioni la dotarono di più che discreta rendita.”
Dunque una chiesa che nasce col contributo determinante degli abitanti di Forio (soprattutto i pescatori) che alla sua realizzazione destinarono “elemosine” e “donazioni“. Non solo. Una chiesa ricca di opere d’arte per la maggior parte realizzate da Cesare Calise (come il quadro di San Nicola citato dal D’Ascia) e da Alfonso Di Spigna, i due pennelli “sacri” dell’isola d’Ischia, attivi rispettivamente nel ‘600 e nel ‘700. L’interno a tre navate e a croce latina è sormontato da un imponente soffitto cassettonato di gusto barocco. Molto esuberante da un punto di vista decorativo anche l’altare maggiore realizzato in marmi policromi alla fine del ‘700. All’esterno, invece, osserviamo le torri “a pera” maiolicate e il famosissimo mosaico di San Vito realizzato da Eduard Bargheer, pittore tedesco che abitò molti anni a Forio.
Quanto all’oratorio annesso alla chiesa, esso venne trasformato in ospedale nel 1596 e tale rimase la sua destinazione d’uso fino al 1962. In pratica fino a quando non venne realizzato il nosocomio pubblico a Lacco Ameno. Sul punto, però, D’Ascia lascia trasparire una certa insofferenza scrivendo che “quantunque vi fossero destinate delle rendite per opere di carità, non si vede mai un ammalato ricoverato in tale Ospedale, e s’ignora l’uso che si fanno delle rendite destinate per curare gl’infermi poveri“. È evidente la critica all’operato dell’Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto anche se – va detto – “Storia dell’Isola d’Ischia”, la monografia del D’Ascia cui abbiamo fatto riferimento è del 1867. Nel ‘900, invece, le testimonianze sull’operato del pronto soccorso foriano sono quasi tutte di segno positivo.
Da qualche anno, le 6 sale dell’ospedale sono state adibite a Museo dell’Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto. All’interno, quadri, sculture, manoscritti, stoli, manipole e altri lasciti che costituiscono minima parte del patrimonio accumulato dal ‘300 fino alla fine dell”800. Insieme al Torrione e alla sagrestia della Chiesa del Soccorso, il Museo di Santa Maria di Loreto forma un itinerario storico-culturale che arricchisce l’offerta di soggiorno del paese delle torri. Vi aspettiamo!
Commenti recenti